Costa Rica: nella giungla inesplorata!!

Siamo in Costa Rica, nel parco nazionale Braulio Carrillo. Tre Zorri: Matteo, Maurilio e il Macaco, si lanciano nell'esplorazione della valle del Rio General, che nessuno ha mai percorso prima di loro. Le cartine approssimative e sbagliate, la pioggia battente, la vegetazione fittissima, i tanti precipizi e fiumi in piena renderanno il percorso parecchio impegnativo ai 3 zorri, tanto che per fare 37Km impiegheranno 10 giorni... Purtroppo la pioggia frequentissima ha reso anche molto difficile fotografare la nostra avventura, che quindi non è documentata come avrebbe meritato... (Il viaggio in Costa Rica è diviso in 3 album fotografici, questo è il secondo. I primi giorni in Costa Rica li trovi qui; Cosa è successo dopo, a nord, sta qui.)

Lingue

Chi c'era e quando

Quando:

Febbraio, 2008

Facciamo la spesa per il trekking, in questo banco una streghetta vende rimedi contro tutti gli acciacchi. Noi stiamo bene e non compriamo nulla: è un po' delusa e non capisce perché Andrea non compri la sua tisana che fa ricrescere i capelli...
Affiliamo il machete appena comprato prima della partenza: senza non saremmo arrivati da nessuna parte.
Questa foto l'abbiamo scattata molti giorni dopo, durante un volo interno: la metto qui perchè mostra esattamente le montagne su cui si è svolto il nostro trekking, la partenza è da quelle coperte di nuvole in fondo, il Vulcano Barva.
Anche le migliori carte (prese all'Istituto Geografico Nazionale) sono fatte dall'aereo e hanno un sacco di zone bianche. Quelle non bianche sono comunque approssimative e non mostrano paludi, precipizi e cascate che invece incontreremo frequentemente.
Questa si che è esplorazione!!
Per evitare domande imbarazzanti all'ingresso del parco, tipo: "Se il sentiero più lungo dura 2 ore che ci fate con quegli zaini?", o affermazioni del tipo: "Ehi ragazzi, occhio che il parco chiude alle 17", per evitare queste cose, passiamo abusivamente attraverso una zona di pascolo e raggiungiamo il parco fuori da ogni sentiero...
La foresta diventa subito impenetrabile...
...abbiamo intenzione di fare un film della nostra avventura!
Impieghiamo fino alle 15 per riraggiungere i sentieri del parco: credevamo che fosse meno faticosa la nostra deviazione...
Germoglio fiorito di Gunnera
Ora il sentiero del parco ci porterà al cratere del Vulcano Barva, oggi un laghetto, da cui domani quatti quatti entreremo nella zona inesplorata.
La foresta tropicale nebbiosa, si, si chiama così, è bellissima!
Solo che siamo a 2900 metri e fa un freddo cane!!
Eccolo il laghetto nell'antico cratere, è splendido.
Decidiamo di dormire sul tavolato del punto panoramico. La notte il cielo stellatissimo si riflette sull'acqua scura ed immobile creando un effetto stranissimo: sembra di stare su una ciambella di foresta che naviga nello spazio, è stranissimo!
Abbiamo dormito sotto i teli per cercare di ripararci dal freddo, con una temperatura di 5 o 6 gradi e dei sacchi a pelo con il comfort sui 10 non è proprio il massimo...
Maurilio sotto una gunnera
Dal cratere del Vulcano Barva, per scendere nella valle inesplorata, c'è da superare un precipizio (che ovviamente sulle carte non compare). E' lunghissimo e trovare un punto in cui sia possibile valicarlo non pare affatto facile...
Panorama della valle che aspetta proprio qui sotto.
Piccola laguna.
Forse abbiamo trovato un passaggio!
No, col cavolo: dopo aver faticosamente sceso un primo pezzo ci tocca tornare su.
Camminiamo da oltre 3 ore lungo la cresta del precipizio aprendoci la strada con il machete alla ricerca di un varco per la discesa.
Eccolo finalmente: Macaco filma la discesa.
Qui c'è un fitto bosco e il precipizio è spezzato in tanti saltini di massimo una decina di metri: zigzagando bene o male si trova sempre un posto in cui si riesce a scendere.
Arrivano le nubi
Per scendere alcuni saltini usiamo i cordini, ma non è mai eccessivamente impegnativo.
Alle 16 siamo finalmente nella valle: avanziamo ancora un'oretta prima di accamparci che alle 18 fa buio (siamo ai tropici, c'è il sole dalle 6 alle 6)
L'accampamento la mattina.
La foresta a queste quote è più rada e bassa di quello che credevamo, questo fa si che imperversi un sottobosco intricatissimo ed impenetrabile: il sentiero va scolpito a forza di machete.
Maurilio alle prese con la giungla impenetrabile.
Quando troviamo un canalino dell'acqua come questo lo seguiamo subito per avere qualche metro libero dal groviglio della vegetazione, ma il sollievo dura poco: poi c'è sempre un albero caduto che blocca tutto e si ricomincia...
Alberi muschiosi.
Nuovamente accampati: alla fine in un giorno facevamo poco più di un chilometro, in buona parte sotto la pioggia.
Tutto è bagnato e la videocamera cessa di funzionare con un ultimo messaggino: "Umidità rilevata nel nastro magnetico"... Temo che non vedrete un video che racconta la nostra avventura :-(
Anche la macchina fotografica è parecchio umida, basta vedere questa foto... ma stringe i denti e continua a scattare le foto. Matteo la notte la chiude nella sacca stagna dei panni asciutti sperando che questi ne assorbano l'umidità.
La giungla è così fitta che quando si finisce con i piedi in un pantano siamo tutti contenti: almeno qui si cammina bene!
Fiore
Ho fatto questa foto per mostrare quanto è intricato il sottobosco, poi...
...poi non soddisfatto ho scattato anche questa: lo vedete Maurilio? Guardate bene, sta al centro della foto.
Beh, oggi la foresta era tutta così, un incubo!
Felce arborea.
Questo lo ricordo come uno dei campi più belli.
La mia amaca.
Macaco ha usato il machete senza guanti, ecco il risultato.
Qui siamo in un paludone veramente bellissimo: bisognava stare attenti a dove si camminava per non sprofondare nell'acqua melmosa fino alle anche o peggio, ma era un posto splendido!
Purtroppo le foto non rendono affatto la bellezza del luogo: pioveva e le facevo al volo riparato da una busta di plastica.
Sempre nel paludone
Sempre nel paludone
Appena usciti dalla palude troviamo finalmente il torrente, si festeggia!!
Si, da qui in poi niente più machete! Yeeeeeh!
Basterà seguire il corso del torrente camminando sui sassi e in un paio di giorni siamo a valle, ce l'abbiamo fatta!!
Col cavolo!!
Il torrente inizia subito a fare una cascatella dopo l'altra, e ognuna è un po' più alta della precedente, alla fine cominciano le cascate vere, roba che Angileri ci sarebbe andato in brodo di giuggiole (ed anche noi, ad avere l'attrezzatura!).
Come se non bastasse si mette a piovere e va subito in piena, ma si sa, qui tutti i pomeriggi dopo le 15 piove.
Ci accampiamo e ceniamo sotto la pioggia, ci siamo abituati, solo che poi...
...non smette più: la mattina aspettiamo fino alle 9 e passa, ma continua a piovere a dirotto. Alla fine, di mala voglia, smontiamo il campo e partiamo.
Anche sotto la pioggia questa foresta è talmente bella!
La foresta pluviale è sempre più pluviale.
Dopo un percorso a dir poco rocambolesco, seguendo il torrente a volte sulle rive a volte, più spesso, a distanza (dove si inforrava e faceva salti), dopo due calate di una ventina di metri fatte sui cordini dell'amaca e cercando di incastrarci fra le piante per non franare giù, dopo tutto ciò e tutto sotto la pioggia, veniamo premiati campeggiando a due passi da questa splendida cascata.
Questa cascata è considerata uno dei punti più belli del Braulio Carrillo e compare in molte cartoline, ma sono tutte foto scattate dall'elicottero: noi siamo i primi a metterci veramente piede! Peccato che continui a piovere maledettamente, altrimenti un bagno ci stava tutto...
Il giorno delle scalate: cominciamo con questa salita di una ventina di metri su terreno pessimo (fango e roccia friabile), ma ne faremo tante altre in su ed in giù. In effetti stiamo raggiungendo la grande vallata del Rio General, ma anche qui il problema è entrarci: tutti i costoni sono a picco per molte decine di metri e noi per scendere abbiamo solo i cordini delle 3 amache legati insieme!!
Si, ce l'abbiamo fatta! Ma purtroppo non ho immortalato la calata che ci ha più spaventato di tutta la vacanza: il punto migliore che abbiamo trovato è un precipizio di 13 metri di cui un pezzetto in strapiombo, tutti fatti solo a forza di braccia (niente discensori, non li avevamo) aggrappati alle corde delle amache giuntate insieme! Senza contare le orde di scimmie urlatrici che imitavano king kong e che minacciosamente si avvicinavano a noi fastidiosi intrusi mentre stavamo appiccati alla parete.
Quando arrivavi giù l'adrenalina sprizzava dalle orecchie!
Ci scoccia tantissimo di non avere foto di questa discesa, ma le emozioni erano così forti che nessuno di noi ha pensato alle foto.
Poco dopo eccoci qui, nella valle principale: sullo sfondo si vede il torrente che abbiamo seguito in questi giorni che raggiunge il fiume per una via più diretta della nostra.
Ed eccoci, in ordine di capigliatura, finalmente, nella valle del Rio General: da adesso in poi è una passeggiata, basta camminare sui sassi lungo le rive...
L'accampamento.
La foresta lungo il fiume.
Io all'alba di quello che ingenuamente credevamo l'ultimo giorno di trekking.
Iniziamo a seguire il fiume lungo le sue sponde come previsto... un po' più lentamente del previsto, in verità, perchè ha ricominciato a piovere (a dirla tutta non ha mai smesso veramente) e le pietre sono scivolose come sapone.
Solo che poi il fiume inizia a fare zigo-zago "rimbalzando" fra le pareti laterali a strapiombo e quindi costringendoci a guadarlo continuamente...
Lo sapevo, col cavolo che sarà facile uscire pure da questa situazione!!
Ecco uno dei primi guadi, la corrente è forte, ci si aiuta con il bastone.
Era pieno di queste orchidee con colori splendidi.
Seguendo il fiume: appena compariva in lontananza una parete come quella di sinistra già sapevamo che ci aspettava un nuovo guado.
Questa è l'impronta del tapiro: credevamo che fosse un animale piccolo, invece arriva a 300 kg!
Erano suoi i sentieri che tanto spesso avevamo seguito nel folto della giungla impenetrabile: grazie tapiro!! :-)
Continuano i guadi, solo che...
...solo che nel frattempo il fiume cresce sempre di più grazie a nuovi affluenti! Cosa succederà prima? Si aprirà la valle o diventerà tanto grande da essere inguadabile?
In realtà quelli che vedete nelle foto sono i guadi più semplici, quelli che potevamo fare ognuno per conto suo (e quindi Matteo poteva restare indietro o andare avanti per scattare le foto): la maggior parte erano molto più impegnativi e ci dovevamo reggere a vicenda, tipo catena umana. Ovviamente, stando agganciati l'un l'altro in mezzo alla corrente trascinante, sarebbe stato impensabile scattare delle foto...
Per fare il penultimo guado (alla fine saranno una ventina), che è stato il più difficile, abbiamo impiegato 20 minuti a trovare un punto adatto e 50 minuti per la traversata vera a propria!!
Ogni tanto la valle si apriva, ma poi c'era sempre una nuova strettoia e un nuovo guado. Comunque lo scenario era splendido.
L'ultimo accampamento, era bellissimo :-)
Questa foglia è più lunga di 3,5 metri!
Sempre l'ultimo accampamento, il buffo albero a cui è legata l'amaca di Maurilio.
Una farfalla enorme.
Alle 11 di mattina del decimo giorno raggiungiamo la fine del nostro percorso presso questa diga (per tornare alla civiltà ci aspettano ancora 8 km di strada sterrata). Il guardiano della diga ci chiede stupito: "E voi da dove arrivate?"
Rispondiamo laconicamente "Da là", come se fosse ovvio...
"Ancora otto chilometri??!!...." Maurilio a fine trekking.

Vuoi vedere la terza ed ultima parte della nostra grande avventura in Costarica?
La trovi qui!

Status:

Pubblicato_IT

Fototeca dello Zorring - www.zorring.org

Tu sei qui

Costa Rica: nella giungla inesplorata!!

Lingue

Chi c'era e quando

Quando:

Status: