Valle Cervara, nel Parco d'Abruzzo
Partiamo per una passeggiata in questa che è ritenuta una delle foreste più allo stato naturale che ci siano in Italia. Non partiamo tutti insieme: io e David partiamo di sabato, gli altri partono di domenica... Dopo aver atteso un'ora David all'appuntamento (lui asserisce di aver detto a qualcuno che partiva il giorno prima, ma tutti negano). Per rendere ulteriormente le cose complicate qui le foto non le ho ordinate cronologicamente, ma lungo il percorso mischiando i due giorni! :-)
Le foto sono mie, di Rossella e di Monique (amica di Mileto), come sempre sulla didascalia c'è scritto di chi è.
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In paese, al numero 93, abita una mucca.
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Parcheggiamo le macchine e ci prepariamo alla partenza.
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Sembrerebbe tutto molto colorato dall'autunno...
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...Ma a guardar bene è un autunno un po' bislacco, in cui è mancato il sole: il risultato sono alberi mezzi spogli prima di colorarsi e...
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...e la mancanza del rosso: senza sole il giallo viene, ma il rosso no.
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La valle che costituisce la partenza della passeggiata.
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A supplire alla mancanza del rosso ci pensa questo evonimo con una quantità di fruttini incredibile!
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Un faggio colorato.
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L'albero che vedete è un acero: dovrebbe essere una fiammata rossa... Invece è giallo che più giallo non si può (bellissimo, comunque).
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Cominciamo a salire...
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Ogni metro salito ci porta verso una faggeta più invernale.
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In alto gli alberi sono tutti spogli.
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In marcia.
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Il sole fra le fronde. Ma non era nuvolo? Domenica si, ma sabato c'era il sole!
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Milento studia per applicare le tecniche di disorientering al gruppo.
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Un altro faggio in livrea autunnale.
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Ora che parecchi Zorri si avvicinano pericolosamente ai 40 anni, sir Zorro Miao e Zorra Polare fanno di tutto per tenere comunque bassa l'età media del gruppo.
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Che belli!
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Ci si divide: un po' di gente torna indietro, mentre noi proseguiremo fino alla cresta per fare un percorso ad anello.
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Nella faggeta.
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Ed eccoli qui gli indomiti ed implacabili Zorri sulla cresta. Abbiamo risalito la valle che vedete a destra fino a raggiungere la cresta più o meno al centro della foto. Da lì, muntagna muntagna, siamo arrivati fino qui.
Tira un vento freddo e violento, infatti... -
...Infatti anche gli alberi si mettono un maglione.
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Sulla cresta, davanti a noi ora c'è un pratone...
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Eccolo, il pratone, e poi laggiù in fondo...
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Una rocambolesca discesa di 800 metri di dislivello, tutti da fare nel mare di foglie appena cadute dai faggi.
Mentre gli altri fanno gli escursionisti, io, sir Miao e il Milento ci buttiamo giù a rotta di collo: un po' correndo un po' inciampando nei rami sotto le foglie e proseguendo a rotoloni... Bellissimo!
800 metri sono tanti e continueremo saltare fino a notte fonda, quando un provvidenziale incontro con una mulattiera ci salverà dal correre al buio... (e chi si sarebbe fermato?)
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